Call for Proposals: Limiti e Confini del Postumano

 

Lo Sguardo – Rivista di Filosofia
Call for Proposals 

LIMITI E CONFINI DEL POSTUMANO

N. XXIV, luglio 2017
a cura di Giovanni Leghissa, Carlo Molinar Min,
Carlo Salzani


English version

Il termine “postumanesimo” è stato usato per la prima volta nel senso critico che è entrato poi nel linguaggio comune da Ihab Hassan nel 1977. Nei suoi quasi quattro decenni di vita la teoria del postumano ha subito non poche evoluzioni, trasformazioni e raffinamenti, non da ultimo perché questo concetto non designa un campo omogeneo e compatto, ma è piuttosto un “discorso” nel senso foucauldiano del termine, una molteplicità di filoni diversi, eterogenei e frammentati, tenuti insieme da un’idea portante: la convinzione che il vecchio umanesimo sia ormai finito. Questo numero de Lo Sguardo si propone di fare una sorta di bilancio degli ultimi quattro decenni per analizzare i limiti e confini del concetto di postumano. Il filo conduttore del numero è quindi la domanda: che cosa è ancora vivo e attuale, oggi, nella questione del postumano? Quali sono i filoni e le tendenze che si sono progressivamente esauriti, e quali invece sono passati in primo piano? Come si sono evolute le domande, e soprattutto le risposte, alla questione del postumano?

La questione della tecnologia, e cioè dell’ibridazione tra umano e macchina, è ancora per molti il tratto più “appariscente” del postumano, sia per la cultura popolare, sia per il senso comune all’interno dell’accademia; e tuttavia il trionfalismo di certo postumanesimo – e soprattutto delle sue derive transumaniste – ha alienato non pochi studiosi, a partire proprio da una delle “madri” della teoria postumana, Donna Haraway. Resta il fatto che i livelli di intimità e intrusione della tecnologia nell’umano sono, semmai, enormemente cresciuti dai tempi del Manifesto cyborg, come anche le resistenze a essi (Habermas, Fukuyama), e questo continua a sollevare inesauribili questioni ontologiche, etiche ed estetiche (decisive, in merito, le riflessioni di Bostrom).

Una questione che ha invece assunto sempre più centralità è quella dell’“animale”, tanto da imprimere una vera e propria “svolta” – il cosiddetto animal turn (Ritvo) – all’interno delle scienze umane. L’interdisciplinarità (o multidisciplinarità) che caratterizzava la ricerca sul postumano in senso spiccatamente tecnologico, orientandola primariamente verso le scienze hard (in particolare la cibernetica), si è aperta anche a discipline come la biologia evoluzionistica e l’etologia. Anche i riflessi estetici del dibattito sul postumano hanno subito varie evoluzioni nella letteratura, nel cinema, nelle arti plastiche e nei media, ma rimangono uno degli ambiti più interessanti di investigazione.

Rispetto a tali filoni, questo numero de “Lo Sguardo” vorrebbe esplorare la questione posta dal superamento definitivo della dicotomia natura/cultura: riscoprire l’animalità di homo sapiens significa infatti considerare come la modificazione dell’ambiente, tramite la costruzione e l’uso di protesi, sia da sempre parte integrante del nostro rapporto con il mondo esterno. Ben prima dell’invenzione del microchip, gli umani sono impegnati nella costruzione di artefatti, e proprio in questo si manifesta la comunanza con gli altri viventi: non esiste specie che non modifichi la propria nicchia ecologica più di quanto non ne sia modificata. In tal senso, il paradigma postumanistico non può non dialogare con quelle correnti delle neuroscienze contemporanee che pongono al centro delle proprie ricerche il tema della plasticità cerebrale, l’enattivismo, la concezione della mente estesa. Questo non significa arruolare forzatamente nelle fila dei pensatori postumanistici autori come Varela, Gibson, Clark o Hutto; significa però partire da essi per ripensare la questione della posizione dell’uomo nel cosmo al di fuori di ogni ipoteca veterounmanistica, che concepiva l’evoluzione culturale e tecnologica come ciò che viene necessariamente dopo l’evoluzione biologica.

Un ambito che sembra invece essere stato lasciato un po’ ai margini è l’aspetto politico, o più propriamente economico-politico del postumano. Tanta riflessione, in particolar modo quella orientata verso l’aspetto tecnologico, mostra, implicitamente o esplicitamente, una spiccata neutralità politica. E tuttavia l’impatto della trasformazione postumanista sulle questioni economico-politiche è un punto assolutamente centrale: il capitalismo contemporaneo non solo si è facilmente adattato alle trasformazioni socioculturali degli ultimi decenni in senso post-gender, post-razza, post-specie, ecc., ma le spinge anzi verso eccessi in-umani, dove l’economia globale unifica tutto sotto l’imperativo delle biopolitiche neoliberali, incentrate sull’idea che ciascun individuo è in tanto libero in quanto costituisce un’impresa che deve implementare il proprio capitale fatto di competenze, desideri, aspirazioni. Vi è dunque una questione spesso sbrigativamente accantonata, ma che rimane centrale e irrisolta: che cosa dovrà prendere il posto, dopo l’umanesimo, del suo universalismo astratto?

Tuttavia, l’impianto teorico del postumano permette di ricavare utili indicazioni in tal senso. Un’etica postumanistica, proprio perché attenta agli invarianti culturali che l’evoluzione della nostra specie determina, ci aiuta a leggere in modo inedito il nesso che li lega tra loro. A questo proposito, l’espressione inglese entanglement risulta decisamente pertinente in quanto permette di cogliere l’aspetto ecologico di specifiche dinamiche sociali di lungo periodo le quali non si danno mai separate le une dalle altre: l’aggressività intraspecifica, dal neolitico in poi organizzata nella forma della guerra, si intreccia al nostro rapporto violento con le altre specie, trattate in modo tale da togliere ai loro rappresentanti ogni dignità emotiva; vi fa da correlato l’oppressione del genere femminile, sia a livello simbolico che a livello politico-giuridico, così come la credenza religiosa, la quale organizza, entro la sfera dell’immaginario, quelle distinzioni tra il proprio e l’estraneo che stanno alla base della distinzione politica tra amico e nemico.


LINGUE ACCETTATE:
INGLESE, ITALIANO, FRANCESE, TEDESCO, SPAGNOLO

DEADLINE PER PROPOSTE SAGGIO: 1 LUGLIO 2016

Procedura: si prega di inviare all’indirizzo email callforpapers@losguardo.net, entro la data indicata, un abstract di massimo 4000 caratteri, incluso il titolo della proposta e una descrizione dell’iter argomentativo. Le proposte verranno valutate dai curatori e dal comitato di lettori della rivista. Il risultato della selezione verrà notificato agli autori entro il 1 agosto 2016. Le proposte accettate riceveranno dalla redazione una nuova deadline per l’invio del contributo, che verrà comunicata agli autori insieme all’esito della selezione e dopo la quale esso sarà sottoposto a doppia blind review.


Call for proposals

Il presente numero de Lo Sguardo invita ricercatori e studiosi provenienti dai campi disciplinari della filosofia, della sociologia, della letteratura, dei media studies, delle scienze culturali, degli animal studies e da territori disciplinari affini a contribuire al numero 24/2017 della rivista seguendo tre possibili direttive:

CFP/1 – Il postumano oggi: un bilancio storico-concettuale. La sezione ospiterà interventi di carattere ricostruttivo e storico-concettuale. Potranno essere sottomessi a questa sezione contributi che indaghino la storia e l’evoluzione del concetto di postumano nelle varie discipline interessate e che, in qualche modo, tentino di proporre un bilancio o una valutazione complessiva o parziale.

CFP/2 – Ibridazioni: biologia, ontologia, etica, estetica: Questa sezione ospiterà contributi che indaghino le implicazioni evolutive, ontologiche, etiche ed estetiche del concetto di postumano, tenendo sempre conto del taglio specifico del numero, e cioè i “limiti e confini” del postumano. Nella riflessione postumanista questi campi sembrano difficilmente separabili, ma i contributi potranno focalizzarsi più su un campo che su altri, oppure trattarli insieme.

CFP/3 – Politiche del postumano: Questa sezione si centra sulla questione della politica. Possibili spunti di riflessione sono le domande: come hanno risposto (o non risposto) i vari postumanesimi agli interrogativi della politica? Cosa rimane dopo la destituzione dell’universalismo astratto dell’umanesimo? Cos’è o cosa potrebbe essere una politica postumana?

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