Recensione a I. Pelgreffi (a cura di), Il filosofo e il suo schermo. Video-interviste confessioni monologhi, Kaiak Edizioni 2016

RECENSIONI / Prisca Amoroso /


Quello della filosofia con lo schermo è un rapporto antico, di cui abbiamo traccia almeno fin nel buio della caverna platonica, luogo, questo, di un’esperienza, quasi cinematografica, di visione ingannevole e di smascheramento. Bisogna precisare sin da subito, però, che lo ‘schermo’ costituito dalla parete della caverna su cui vengono proiettate le ombre delle cose manca di una componente: esso non ha bordi. È forse questo che lo rende veicolo di un inganno, laddove invece lo schermo del cinematografo è piuttosto il luogo d’apparizione di un’illusione, come tale voluta, cercata, abbracciata. Inganno e illusione, dunque (fondamentale resta su questo tema la lezione di A. M. Iacono, L’illusione e il sostituto. Riprodurre, imitare, rappresentare, Milano, Mondadori, 2010).

Se il rapporto della filosofia con gli schermi era cominciato sotto il cattivo auspicio della caverna, il cinema ha stimolato la riflessione dei filosofi in modi differenti, e con esiti talvolta opposti a quello. Questa ambiguità è d’altronde costitutiva dell’idea dello schermo, che appunto ‘scherma’, impedisce, cioè, la propagazione di qualcosa, oppure riflette o diffonde un’immagine; nasconde e palesa. E la riflessione filosofica sul cinema (su cui si veda anche il recente M. Carbone, Filosofia-schermi, Milano, Raffaello Cortina, 2016) non può non essere legata ad una discussione sul movimento, che lo definisce e gli è essenziale almeno quanto il medium – lo schermo, appunto –, e forse più di questo (si pensi alla critica di Deleuze a Bergson, di non aver compreso che esso dà immediatamente l’immagine-movimento).

Bisognerà quindi fare un passo indietro, all’immagine ferma, alla fotografia, o, se si vuole, andare ancora dietro questa, alla pittura. Quando faccio riferimento alla pittura e alla fotografia, le considero legate allo schermo in quanto definito da due proprietà: l’essere veicolo di qualcosa che si mostra e l’avere dei bordi, una cornice. È piuttosto scontato, insomma, che quando parliamo di schermi parliamo del vecchio problema della rappresentazione: problema dei più cruciali, e che rinnova la sua attualità in accordo con le novità di una tecnologia in veloce evoluzione.

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