Discussione di R. Major (a cura di), Baudrillard, Derrida, Pourquoi la guerre aujourd’hui?, Lignes 2015

DISCUSSIONI / Enrico Schirò /


Il rapporto tra Jean Baudrillard e Jacques Derrida è un rapporto ambivalente, fondato sull’assenza, sulla mancanza, sul non-incontro reciproco e al contempo su una forma sottile, quasi invisibile, di presenza l’uno all’altro, come una forma di scambio silenzioso, forse simbolico. La definizione stessa dell’ambivalenza che Baudrillard fornisce in Pour une critique de l’économie politique du signe, descrive perfettamente la relazione fantasmatica tra lui e Derrida. «Ciò che costituisce l’oggetto come valore nello scambio simbolico – scrive Baudrillard – è che ce ne si separa per donarlo, per gettarlo ai piedi dell’altro, allo sguardo dell’altro (ob-jicere), è che ce ne si spoglia come di una parte di sé, che si costituisce come significante, il quale fonda sempre ad un tempo la presenza dell’uno all’altro dei due termini, e la loro assenza reciproca (la loro distanza)». Presenza e distanza, ad un tempo; ecco lo scambio.

Mi riferisco alla trama di temi e problemi, di tracce e di oggetti, di strategie testuali e fatali, di fonti e di voci, che sottilmente, impercettibilmente, li avvicina l’un l’altro. Basti pensare alla questione del dono, centrale nella forma dello scambio simbolico nell’opera baudrillardiana, e oggetto di una decostruzione radicalmente anti-economica in una seconda fase del pensiero derridiano. Mi riferisco alle voci di Bataille, Mauss, Lévi-Strauss, Saussure, Benveniste… nomi e fotografie di un possibile album di famiglia. Oggi Baudrillard e Derrida sono considerati due pensatori intransigenti accomunati dalle categorie correlate di ‘evento’ e di ‘impossibile’. Due pensatori che, in modi molto diversi, si sono impegnati nell’opera – inoperosa – della decostruzione.

L’attenzione della critica a questo intreccio, a questo scambio, finora sporadica, inizia ad emergere. Segnalo due volumi: il primo – Tilottama Rajan, Deconstruction and the remainders of phenomenology. Sartre, Derrida, Foucault, Baudrillard, Stanford University Press, 2002 – inscrive Baudrillard in una compagine decostruzionista e post-fenomenologica. Una tesi controversa ma interessante e che andrebbe approfondita ricostruendo ulteriormente la specificità del decostruzionismo baudrillardiano; il secondo – Mihail Evans, The singular politics of Derrida and Baudrillard, Palgrave MacMillan, 2014 – è il primo studio dettagliato che mette a confronto i due pensieri su diversi aspetti filosofici e politici. Si tratta delle prime forme di restituzione di uno scambio mai avvenuto davvero. Bisogna chiedersi però se sia possibile pensare ad uno scambio simbolico – tra di loro, e in generale – che non si concretizzi mai in un atto, vale a dire uno scambio simbolico differito, a venire. Non si tratterebbe forse di uno scambio simbolico solamente possibile, eventualmente abbandonato al probabilistico e all’aleatorio e perciò simulativo e iperreale? In breve, c’è differánce nello scambio simbolico?

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