Call for Proposals: Hexis, habitus, abitudine: filosofie della Seconda Natura


N. XXXI, febbraio 2021
a cura di Miriam Aiello, Gabriella Paolucci, Alberto Romele


English version

Il numero XXXI de Lo Sguardo sarà dedicato al concetto di ‘habitus’, un filosofema dalla tradizione secolare che si colloca al crocevia tra ontologia, etica, filosofia pratica, epistemologia, antropologia e sociologia.

Con il lemma ‘habitus’ Tommaso d’Aquino traduce il termine aristotelico hexis. Anche se nel corpus aristotelico l’hexis veicola differenti significati, essa può essere brevemente definita come una qualità o una disposizione stabilmente acquisita, che è posseduta né per natura né contro natura. Inoltre, l’hexis non coincide semplicemente con la ‘disposizione’ (diathesis), dal momento che quest’ultima è momentanea, laddove invece la prima richiede stabilità e durevolezza nel tempo. L’episteme e le virtù sono tipicamente definite come hexeis, cioè disposizioni durevoli e acquisite, rispettivamente, alla dimostrazione e al modo in cui l’anima fa esperienza dei piaceri e dei dolori.

Sulla scia del trattamento agostiniano del soggetto e della virtù e dell’influente mediazione concettuale e terminologica dell’Aquinate, nella tradizione scolastica tanto la psicologia morale quanto la teologia morale fecero un largo ricorso al concetto di habitus. La proliferazione di habitus qualitativamente differenziati, i quali corrisponderebbero a una tassonomia della complexio animi, esprime il tentativo di ammorbidire le tensioni rispetto al lascito aristotelico, rendendolo il più possibile funzionale a supportare questioni di cruciale rilevanza come, per esempio, il libero arbitrio e le virtù teologali.

Durante l’epoca moderna e in particolar modo a partire dal pensiero di Descartes, il termine habitus scivola verso un diverso significato, quello di abitudine, cioè di comportamento acquisito per ripetizione e in modo essenzialmente meccanico. Progressivamente la riflessione sull’abitudine ha assunto una duplice curvatura: da un lato, l’abitudine esprime il lato passivo, meccanico e irriflesso dell’esperienza individuale e sociale; dall’altro, essa svolge un ruolo fondamentale per la continuità di ogni esperienza. La questione dell’abitudine (habit, habitude), anche se non sempre in forma esplicita, attraversa tutto lo sviluppo della filosofia moderna, dal razionalismo, ai pensatori e ai fisiologi materialisti del XVII secolo, all’empirismo britannico, allo spiritualismo francese, all’idealismo tedesco.

In epoca più recente, il concetto di habitus ha trovato una rinnovata vitalità grazie all’opera del sociologo Pierre Bourdieu, che lo ha posto al centro della propria teoria sociale. Pur ispirandosi agli impieghi e alle accezioni impressi al termine da Panofsky, Husserl, Merleau-Ponty, Durkheim e Mauss, oltre che al pensiero di filosofi moderni come Descartes, Spinoza, Leibniz e Pascal, Bourdieu ha delineato una nozione di habitus che non è riducibile ad alcuna precedente elaborazione. Nella sua teoria della pratica, l’habitus – concepito come vero e proprio principio dell’azione – è un sistema di schemi inconsci di disposizioni alla percezione, alla valutazione e all’azione che è capace di tradurre le restrizioni e le possibilità che ineriscono a una posizione sociale in un particolare stile di vita. La nozione di habitus così riconcettualizzata è in grado di spiegare sia la riproduzione e il dominio sociale, sia la crisi che investe le pratiche allorché cessino di sussistere le condizioni di produzione dell’habitus.

La complessa storia concettuale dell’habitus, dell’hexis e dell’abitudine dimostra in modo inequivocabile che tali nozioni lungi dall’essere reciprocamente intercambiabili o sovrapponibili, sono piuttosto parte integrante di una costellazione di problemi filosofici profondi: questi concetti definiscono infatti un’inestimabile e pressoché unica linea di giunzione tra avere ed essere, potenza e atto, attività e passività, coscienza e meccanismo, libertà e determinismo, riproduzione e cambiamento, individuazione e socializzazione, prima e seconda natura dell’essere umano.


Ricercatori e studiosi sono dunque invitati a contribuire al fascicolo, inviando proposte attinenti alle seguenti linee tematiche:

  • L’ascendenza storico-filosofica dell’habitus: questa sezione includerà le ricerche storico-filosofiche relative ai concetti di habitus, hexis e abitudine nell’ambito della filosofia antica, medievale e moderna fino alla filosofia post-idealistica.
  • L’habitus e il contemporaneo: questa sezione raccoglierà contributi dedicati al chiarimento degli aspetti originali e delle implicazioni in termini concettuali, pratici, psicologici e politici degli impieghi contemporanei del concetto di habitus in ambito filosofico, sociologico e antropologico.
  • Distanze e somiglianze di famiglia: questa sezione intende raccogliere lavori che possano contribuire a definire il lessico filosofico interno allo spettro semantico condiviso dai concetti di habitus, hexis e abitudine, nell’ambito di differenti orizzonti teorici – dall’ontologia (diathesis, disposizione, power) alla fenomenologia (Habitualität) – e relativamente al significato individuale (habit, habitude, abito), sociale e intersoggettivo (consuetudo, ethos, custom) di questi termini, e con particolare attenzione al più ampio tema della ‘seconda natura’.
  • Habitus digitali e tecnologici: questa sezione è dedicata agli usi contemporanei del concetto di habitus negli studi sui media e negli studi su scienza e tecnologia, e ai connessi sviluppi e prospettive di ricerca.

I contributi di queste categorie possono anche essere organizzati attorno ai seguenti nuclei tematici trasversali:

  • L’habitus e l’isomorfismo tra individuo e società: la dimensione insieme individuale e sociale dell’habitus, nonché questioni quali il ruolo dell’habitus nei processi di individuazione e di socializzazione, con particolare attenzione alla dinamica tra habitus, soggettivazione, assoggettamento e dominio, la relazione tra habitus, gusto e distinzione culturale, come pure quella tra habitus e classe sociale;
  • L’habitus attraverso lo spazio e il tempo: la dimensione spaziale e temporale dell’habitus, e questioni quali, da un lato, il significato ecologico dell’habitus, con particolare attenzione alla relazione tra habitus e habitat e, dall’altro il ruolo della ripetizione, la questione della persistenza o della possibilità di cambiare habitus nel tempo.
  • L’habitus nel corpo e nella mente: la dimensione incorporata e cognitiva dell’habitus, in riferimento a questioni quali il significato gnoseologico dell’abitudine e dell’abituazione, il ruolo delle abitudini e dell’habitus per la continuità e l’efficienza delle operazioni cognitive, i correlati cognitivi inconsci dell’habitus.

LINGUE ACCETTATE: ITALIANO, INGLESE, FRANCESE, TEDESCO, SPAGNOLO

DEADLINE PER PROPOSTE SAGGIO: 20/06/2020

Procedura: Inviare all’indirizzo callforpapers@losguardo.net, entro la data indicata, un abstract di max 4000 battute comprendente il titolo della proposta di saggio e una descrizione dell’iter argomentativo. Le proposte saranno valutate dai curatori e dal comitato di lettori della rivista e il risultato della selezione sarà comunicato agli autori entro il 10/07/2020. Le proposte accettate saranno poi ricevute dalla redazione entro una nuova deadline, comunicata agli autori con l’esito della selezione, e quindi sottoposte a doppia blind review.


Miriam Aiello, Gabriella Paolucci, Alberto Romele
redazione@losguardo.net | callforpapers@losguardo.net

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