RECENSIONI / Francesco Benassi
In suo un recente intervento (festivalfilosofia, Sassuolo 2011), Emanuele Severino insisteva sul fatto che all’uomo, per poter vivere e agire, per il suo semplice poter respirare, è necessario farsi spazio, farsi spazio di contro a quella barriera inflessibile, quel limite originariamente posto alla sua volontà che, se non viene a sua volta limitato nel suo opporsi, tende a permeare ogni spiraglio libero, soffocando ogni umana possibilità. Conquistarsi quello spazio è il gesto originario che permette all’uomo di aprirsi un orizzonte per l’azione, tra il cielo e la terra. Proprio all’indagine di questo gesto sembra riallacciarsi il senso di La Scienza Inquieta di Maurizio Malimpensa, pubblicato nel 2020 per i tipi di InSchibboleth con una presentazione di Piero Coda e una prefazione di Marco Ivaldo. Il lavoro è dedicato all’approfondimento del senso fondamentale della filosofia fichtiana; in particolare viene preso in considerazione il suo legame con il nichilismo, di cui sin dagli esordi è stata tacciata e di cui l’autore si sforza di chiarire il significato, proprio in relazione alla destinazione pratica della dottrina della scienza e alla particolarissima temperie culturale che accomuna il sorgere dell’uno e dell’altra.