RECENSIONI / Andrea Prizia /
La rivoluzione in esilio. Scritti su Mario Tronti, a cura di Giulia Dettori e Andrea Cerutti, è un volume collettaneo edito da Quodlibet che raccoglie contributi di studiose e studiosi, spesso giovani, che riflettono sul lascito del pensiero di Mario Tronti. Non è senza motivo che si sottolinea la giovane età di molti autori e autrici, come è anche importante notare l’ambito in cui si muovono, a volte fuori dell’accademia: negli interventi – così come nel pensiero di Tronti – le riflessioni politiche e teoriche sono affrontate e percepite come problemi attuali, rivolte alle questioni del tempo presente, affidate anche ad una forma stilistica lontana dallo stile scientifico – come nel caso di alcuni agenti scismatici del partito immaginario o l’intervento di Andrea Cerutti.
La parola rivoluzione che appare nel titolo è da considerare come il nome del pensiero più radicale cui Tronti ha dedicato i propri scritti e che oggi è del tutto lontano e forse inaccessibile. Uno degli scopi di questo volume è proprio quello di mostrare come oggi tale pensiero radicale che si intendeva rivoluzionario sia costretto a ripensarsi, nel doppio senso di ripensare agli elementi che lo strutturavano e a ripensarsi da capo, a rinnovarsi. Questa operazione, che è solo una delle molte possibili a partire dal volume, si muove essenzialmente in tre movimenti: la postura politica del soggetto militante; gli strumenti teorici mobilitati da Tronti e i suoi interpreti; la tradizione di pensiero e gli autori di riferimento da recuperare.