Recensione a D. Di Cesare, Tortura, Bollati Boringhieri 2016

RECENSIONI / Massimo Donà /


Di-Cesare-TorturaSi tratta di un libro ‘duro’, coraggioso, e per ciò stesso importante. Un libro la cui autrice è perfettamente consapevole del fatto che «il complice più stretto e efficace della tortura è il silenzio». Donatella Di Cesare lo afferma a chiare lettere, nell’epilogo della sua ultima encomiabile fatica, intitolata appunto: Tortura. Un lavoro intenso e rigoroso; volto a mostrare come, proprio in rapporto alla pratica della tortura, si giochino i destini – minati da troppi ‘non-detti’ – di una cultura e di una civiltà (come quelle occidentali) che troppo spesso si autoincensano per esser riuscite a consolidare un sistema di potere ancorato ai principi fondamentali della democrazia. Sì, perché Donatella Di Cesare sa bene che la tortura non è un ‘ferro vecchio’ della storia; ma continua a venire praticata, in forme più o meno esplicite – troppo spesso giustificate dalla cosiddetta logica del ‘male minore’ – anche là dove la si camuffa da semplice esercizio emergenziale del potere, tutt’altro che legittimato dal diritto, ed affidato piuttosto ad una personale assunzione di responsabilità (reclamata a gran voce da quella che viene diffusamente percepita come situazione di rischio terroristico incombente). La tortura appare connaturata a una apparentemente legittima esigenza di evitare il peggio; ma, in modo speculativamente impeccabile, Donatella Di Cesare ci mostra come essa cresca e si alimenti nelle pieghe di qualsivoglia logica del ‘potere’, minando nel profondo una legislazione nel cui orizzonte la libertà rischia di farsi semplice corollario della sicurezza. Sì, perché la comunità ha bisogno di immunizzarsi, e soprattutto di rendersi omogenea; perciò ci si impegna ad eliminare quelle che sembrano pure scorie o semplici scarti, al fine di salvaguardare il corpo comune. Che, per lo stesso motivo, proprio nelle figure del potere avrebbe trovato la legittimazione ai propri eccessi; in qualche modo connaturati, sempre secondo Donatella Di Cesare, alle promesse di brutalità di cui ogni forma di potere ha sempre avuto bisogno per ‘funzionare’ e mantenere l’ordine costituito.

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