DISCUSSIONI / Nicolò Marchi
«Com’è stato più volte rimarcato, la letteratura su Schelling in lingua inglese sta attualmente godendo di un momento di pienezza: non era mai stato così, ed è improbabile capiterà di nuovo» (p. X, Prefazione). Avremo modo di verificare nei prossimi anni questa previsione. Si può però senz’altro essere lieti che un nuovo volume colga l’occasione per colmare una lacuna storiografica e arricchire la conoscenza della filosofia classica tedesca come costellazione di autori, scambi e influenze reciproche. Il libro di Benjamin Berger e Daniel Whistler prende infatti in esame la fase meno studiata della polemica tra Schelling ed Eschenmayer. In realtà, come emergerà fin da subito, parlare dello scambio tra Schelling ed Eschenmayer unicamente nei termini di una polemica è assai riduttivo.
Il libro ha una struttura tripartita: la prima e la terza sezione sono antologiche e contengono testi di Schelling ed Eschenmayer; la seconda sezione è invece quella di saggio vero e proprio. La prima sezione contiene due testi, apparsi in uno stesso numero (vol. 2, quaderno 1, 1801) della «Zeitschrift für spekulative Physik». Il primo testo è Spontaneität = Weltseele oder das höchste Prinzip der Philosophie di Eschenmayer, che contiene una critica del Primo abbozzo di un sistema di filosofia della natura (1799) di Schelling. Il secondo testo, di Schelling, è la risposta editoriale al primo, ed è intitolato: Über den wahren Begriff der Naturphilosophie und die richtige Art, ihre Probleme aufzulösen. La consapevolezza della diversità delle posizioni di Schelling ed Eschenmayer era ormai venuta a galla, e i due testi costituiscono una chiara testimonianza di questa divergenza.