RECENSIONI / Giovanna Sicolo
Lo studio di Ryan Scheerlinck, Philosophie und Religion, Schellings Politische Philosophie, si compone di cinque capitoli, un’introduzione e una postfazione. Prescindendo dalla specifica tesi teorico-critica che l’Autore intende sostenere, la prima utilità di questo testo consiste nell’essere – nei suoi capitoli centrali secondo, terzo e quarto – una sorta di commentario all’opera di Schelling del 1804 Philosophie und Religion. Questo breve testo, infatti, pur essendo stato al centro di un intenso dibattito polemico-critico, è stato poco studiato per il suo specifico apporto speculativo nell’economia dell’intera riflessione schellinghiana. L’ammirevole attenzione che Scheerlinck pone al quadro filosofico – tramite un puntuale confronto con gli scritti precedenti, coevi e di poco posteriori – e al contesto storico-politico in cui l’opera si colloca, in realtà, ha a che fare con la tesi, alla cui luce egli legge e commenta il testo. Opponendosi al divulgato giudizio (kolportierten Urteil) secondo cui Schelling non sarebbe un pensatore politico (kein politischer Denker oder unpolitischste Denker), l’Autore s’interroga, in prima istanza, su cosa possa intendersi per filosofia politica. Nel caso di Philosophie und Religion, la cifra politica della riflessione schellinghiana risiederebbe, non solo e non tanto negli oggetti che ha a tema ma, più nello specifico, nel suo modo d’esposizione (die Art der Darstellung). Questa tesi è ampiamente argomentata nei due capitoli che si trovano al di fuori del ‘commentario’, il primo e l’ultimo.