RECENSIONI / Giulio Piatti /
Fa un certo effetto rileggere oggi, per la prima volta in italiano, le lezioni che Bergson tenne al liceo Henri IV di Parigi tra il 1893 e il 1894: innanzitutto perché, abituati ormai alla raffinatissima prosa del pensatore della durée, che gli valse – circostanza assai rara per un filosofo – un premio Nobel, incontriamo qui, al contrario, uno stile asciutto, densamente filosofico e impegnato in un serrato corpo a corpo con i maggiori pensatori della storia; si possono allora comprendere, perlomeno da un punto di vista squisitamente estetico, i motivi che hanno spinto Bergson a interdirne la pubblicazione. Tuttavia – e veniamo dunque a una seconda ragione del nostro stupore – queste lezioni, situate in uno snodo chiave del percorso filosofico bergsoniano (tra il Saggio sui dati immediati della coscienza e Materia e memoria), rappresentano un’occasione unica per seguirne le linee di sviluppo, le influenze, le esigenze teoriche: d’altra parte, come nota Rocco Ronchi nella prefazione, molti dei problemi qui affrontati – dalla realtà dello spazio al ripensamento del dualismo corpo-anima, sino alla messa in campo di un confronto con la fisica tardo ottocentesca intorno alla natura ultima della materia – paiono in effetti, quasi sorprendentemente, «dettare l’agenda dei nostri problemi metafisici» (p. 7).
…