RECENSIONI / Taila Picchi /
Che la tecnica sia un oggetto ambivalente e orientato in varie direzioni è un assunto che troviamo già nei primi lavori di Guchet. Il suo primo libro sui sensi dell’evoluzione tecnica infatti mostra la plurivocità della sua definizione e la molteplicità dei suoi orientamenti (X. Guchet, Les sens de l’évolution technique, Léo Scheer, Paris 2005). Per questo, parlare di tecnica come cura, andare a ricercare la cura nella tecnica come suo intrinseco orientamento, in primo luogo significa per l’autore collocarsi su quel terreno poco confortante che il questionamento di Heidegger ha iniziato a dissodare. Infatti, come è noto, il primo a porre la questione dell’essenza della tecnica moderna è senza dubbio Martin Heidegger. Nella riflessione di Heidegger è possibile individuare una cesura tra l’ontologia dell’azione strumentale di Essere e tempo e le elaborazioni successive ne La questione della tecnica e nella Lettera sull’umanismo. Stabilire una distinzione tra questi due momenti della riflessione sulla tecnica heideggeriana è fondamentale per condurre un confronto tra fenomenologie della tecnica essenzialiste e fenomenologie corredate da istanze socio-politiche, e perciò critiche.